Alessandra Di Gregorio
9p
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14 years ago @ LetterMagazine - Sono uno scrittore! · 1 reply · +1 points
Non riduciamo - neppure dal punto di vista dialettico - la faccenda a cosa di poco conto.
Io la faccio lunga perché ho delle cose da dire e mi piace raccontarle per bene. :-)
14 years ago @ LetterMagazine - Sono uno scrittore! · 3 replies · +1 points
Raffale da me non hai sentito dire che voglio assolvere qualcuno, ma ti prego, basta assolvere gli autori. leggo commenti qui e altrove - oltre a sentire delle scemenze spacciate per cose serie, da tantissime persone, e ho i brividi. per cui, vorrei invitare le persone a non sentirsi in dovere di scrivere e fare altro... in troppi parlano di cose per cui non sono tagliati. basta capirlo. che è il primo passo. ciò che fa un editore, francamente, viene dopo. non possiamo buttarci in avanti per evitare di guardare qui e adesso.
Tu non pretendi di vivere di rendita eppure lì fuori è pieno di soggetti che lo vorrebbero. gente che i libri a malapena è in grado di scriverli. Io ho pubblicato senza tirare fuori un cent ma non mi sento di dire di essere andata lontano - per quello che mi pare di capire che intendi per "lontano" (e parlo particolarmente dei miei primi due libri, da persona che sì, ha uno spirito e un sentire, non è l'ultima poveraccia della compagnia). Poi, non so... ma cosa vuol dire "andare lontano?". :-)
Io credo nelle persone con un avvenire segnato dentro, non con sulla bocca e negli occhi l'immagine del film tratto dai propri libri né basato sullo stereotipo indotto da cinema e tv relativamente a una serie di operazioni come quelle commerciali in cui nessuno mette un euro ma tutti vogliono guadagnare. se ci raccontiamo una favoletta diversa è per ovvie ragioni :-)
sarò ingenua, ma sono di una serietà che mi spiace dirlo, io lì fuori non vedo, non sento, non leggo. nè da autrice, nè da editore, nè da agente. so come lavoro io, so che lavoro 18 ore al giorno 7 giorni su 7 con due professionisti che si fanno in 4 e in altri multipli di 4, per fare al meglio un lavoro che è anche una scelta di vita, non un passatempo, e so anche perché ho smesso di lavorare per altri. altri ad esempio non pagavano il mio lavoro. giustamente direi. erano editori cosiddetti non a contributo, tra le altre cose. volevano il mio impegno pieno ma gratis. e poi se ne esce lo "scrittore" dicendo che lui vorrebbe guadagnare... ah ecco. LUI. io che ci lavoro no. lui che a malapena sa coniugare un verbo sì... affascinante direi ;-)
C'è una enorme confusione, chiamiamola anche voluta ignoranza. Se c'è gente che crede di poter pubblicare con Adelphi, che dice che si deve fare gavetta e attendere le risposte inviando agli editori di una lista... non siamo messi benissimo. Conosco anche editor e contro-editor di certe case editrici dai nomi risonanti. spesso non c'è proprio regola, se non quella del "pubblichiamoci tra noi". Una mia cliente voleva essere "raccomandata alla Nottetempo", ignorando innanzitutto che se hanno ripubblicato Tayne sicuramente non avrebbero pubblicato lei, poi che la c. editrice è di una Bompiani e di una Einaudi. Che fanno gli editori per quello e pubblicano Tayne per ottime ragioni. Quindi fare le liste e contro-liste di editori e contro-editori lascia davvero il tempo che trova. L'onestà intellettuale di TUTTI, sarebbe piacevole, alle volte :)
Liste sul lavoro di training autogeno cui deve sottoporsi un autore serio no, non ne ho lette mai in giro. Io ad esempio quando lavoro con gli autori prima voglio conoscerli. Li invito a fare esercizi. E non parlo di cosiddetti esercizi di scrittura creativa quanto di esercizi mentali per agire sul proprio sé.
allora prima gli autori lavorino bene. non è accettabile pensare che tutti i lamentosi che riempiono i forum abbiano ragione. sappiamo che le case editrici sono sommerse di spazzatura. non diamo la giustificazione a queste persone per favore. è degradante per chi è davvero in grado di apportare contenuti a livello letterario. io difendo questo e solo questo. e sinceramente non vedo lo stesso quando sento (leggo) parlare di editoria. ciò mi rammarica parecchio. penso lo capirai ;-)
Scrivere non è un lavoro. Te lo dice una che scrive anche per lavoro. ANCHE per lavoro. La letteratura non è un lavoro. E' una speranza. Cioè la speranza di farla. Abbiamo elevato la mediocrazia a lavoro ed eliminato l'arte dai nostri interessi - mica per noia... perché coscienti di non essere in grado di proporne.
Ecco perché io non me la sento di assolvere proprio nessuno - né nessuno può evincere niente di simile dalle mie parole (e se lo fa lo fa per assolvere se stesso) - a partire da chi scrive. Perché mai dovrei farlo?...
Il mestiere di scrittore esiste se esiste la relativa figura che paga il tuo lavoro. Chi dovrebbe pagarlo, oggi il tuo (dico tuo in generale), quando ci sono autori noti, per quanto cmq prezzolati, che lo fanno fare meglio, da più tempo, con più costanza, e hanno alle spalle una carriera nelle arti? Faccio un po' l'avvocato del diavolo. Io mi trovo in una posizione favorevole ma ho lavorato sodo per ottenerla e mi rimetto in discussione ogni giorno per mantenerla.
Poi però apri un qualunque sito e leggi che tutti vogliono fare gli editor, i giornalisti (fanno confusione tra giornalista e blogger...), gli scrittori di mestiere. Colpa dei film americani. Hanno raccontato una cosa del tutto improbabile per l'Italia.
:-)
14 years ago @ LetterMagazine - Sono uno scrittore! · 0 replies · +1 points
14 years ago @ LetterMagazine - Sono uno scrittore! · 5 replies · +1 points
Ragioniamo sul capitolo librerie e "cosa ne è di un libro una volta pubblicato regolarmente".
Le librerie hanno politiche che non c'entrano con le case editrici. I librai sono commercianti, ragazzi.
Le librerie non sono depositi o magazzini. Quelle di catena men che meno prendono libri di sconosciuti (editori e autori) e spesso neanche i franchising di catena lo fanno - perché comunque librai veri non ne esistono più (sono pochi e volenterosi, ne conosco tanti ma stanno svanendo) e si dà il caso che il 90% del prodotto degli esordienti sono sciocchezze (a parità di sciocchezze, quelle delle major vendono. A chi non lo so, ma vendono :-) ). Inoltre, quando lo fanno (a parte la rara eccezione di un Antonio di Pesaro che ha comprato 70 miei libri di un titolo e 20 di un altro), lavorano su quantità che vanno dalle 2 o 5 copie in conto deposito (per titolo). I libri delle major invece spesso e volentieri li devono acquistare prima, cioè prima di avere i clienti che poi vadano da loro a comprarli... Alcune librerie lavorano al 40 o 50% e ti chiedono di mandargli i tuoi amici ad acquistare. Cioè gli devi fornire il cliente tu.
14 years ago @ LetterMagazine - Sono uno scrittore! · 0 replies · +1 points
Si parla di editori a pagamento e di finti editori (amici miei... conosco gente che non ha mai chiesto un centesimo a nessuno, che è editore quanto io sono Miss Universo taglia 36...). Non si parla mai di non scrittori - che però si impuntano per pubblicare (e amici, PUBBLICANO ANCHE GRATIS) e poi vanno sui forum a sparlare. Perché l'autore è sempre autoindulgente e si assolve dal dover essere al corrente di certi "dettagli" che si spacciano per "irrilevanti"?
L'editore non fa beneficenza ma dà da mangiare a parecchia gente. Fino al libraio. Fatevi due conti. o aprite una casa editrice. E attenzione a ricordarci che ci sono editori che lo fanno di primo mestiere, ed editori che lo fanno di secondo o terzo. Troppo facile fare i grandi quando si viaggia già sul comodo - per quanto lecito. Perché se non si deve difendere nessuno non si deve difendere neanche quell'autore che mi interpella come editor e non vuole pagarmi ma vuole lui guadagnare dal suo lavoro. Non ci ha speso niente (neppure a livello intellettuale) ma vuole dei soldi. Tra un po' devo pagarlo io... Nè quella ragazzina che lamenta la mancanza di editori puri ma vuole vivere del "mestiere" di scrittore, senza mai chiedersi "ma io sono davvero uno scrittore?" e "chi dovrebbe pagarmi?". Viviamo in tempi in cui l'aspirazione della massa è vivere di rendita, vincere alla lotteria e avere soldi vita natural durante.
Alle volte, esagerando, così, per ridere, dico tra me e me "la scuola dell'obbligo ha creato dei mostri" xD
un saluto ad Alessandro e Luana :-)
Alessandra
14 years ago @ LetterMagazine - Sono uno scrittore! · 0 replies · +1 points
Questo è solo un esempio marginale. Ci sono quelli che saldano di volta in volta - e che non dicono L'AUTORE MANDI I SUOI PARENTI... - e quelli che manco dopo una presentazione con vendita diretta di 39 copie o 70, ti danno il dovuto (cioè il libraio becca subito, l'editore anche dopo 12 mesi... e non parliamo di cifre milionarie... per voi è lecito?). Lo stronzo è l'editore se poi non si fanno presentazioni e l'autore non è in libreria... I sacrifici di uno solo per rendere felici tutti. Ma i soldi da dove piovono? Da papà Silvio? Secondo me tanti vorrebbero la botte piena e la moglie ubriaca, preferendo ignorare tante verità contingenti. Ora con la storia delle tariffe editoriali cancellate, sarà più dura per chi era già dura prima. A contributo o non a contributo, è pur sempre un carico di lavoro immane. E so bene che agli autori di solito non frega niente se l'editore alle 3 di notte è ancora sveglio a sacramentare per fare in tempo la spedizione per una presentazione. L'autore vuole passare davanti la vetrina e specchiarsi.
E tutto ciò solo per fare dei minuscoli esempi di cosa voglia dire lavorare con le librerie. Non diamo la colpa di tutto agli editori se l'editoria è imputtanita. I libri devono essere acquistati non solo ACQUISTABILI.
Le librerie Coop hanno una commissione che esamina il libro. Ma ci rendiamo conto? Cosa sono? Laureati ad Oxford e premi Nobel per la letteratura? Ho il sospetto di no, ma magari sbaglio.
Sapete ogni quanto paga una libreria? Io vado in libreria e i libri li pago subito. Non dico "te li pago dopo, tu devi credere in me"... (attenzione: non generalizzo dicendo che le persone lavorano male. in generale le persone lavorano bene... credo. MOLTI, però, lavorano malissimo, o peggio fingono di lavorare, facendo un danno a tutti, fino alla fonte e alle rispettive categorie di appartenenza). Fanno il contrassegno solo di volumi ordinati e se li ordinano sicuramente il merito non è loro, ma dell'autore che si è premunito mandando amici e parenti. Le Feltrinelli poi non ordinano praticamente nessuno al di fuori dei loro "circuiti". Sono centralizzate come la CIA. Ho preso qualche ordine della Feltrinelli, al telefono, e mi sono sempre trovata a parlare con gente che non ha proprio idea di come si fa quel lavoro. Commessi e sub-commessi che - sappiatelo - i vostri e nostri libri non sanno neanche come sono fatti (ma neanche i libri in generale) e quindi figuriamoci se per simpatia e cordialità sceglieranno di prenderli, azzerare i loro guadagni, fare una vetrina fissa e manifesti per la città...
Un editore dotato di buon senso lavorerebbe unicamente per scongiurare di finire in libreria, perché lui non ha il minimo ricarico. Si paga la spedizione, tiene in giro dei libri anche per anni, forse non li rivedrà mai più (spesso i librai chiudono, perdono i volumi, o fingono...), spesso paga anche il reso, specie quando è costretto a riprendersi il materiale perché il libraio magari è in difficoltà e rischia di perdere i libri se non manda il corriere a ritirarli... Molte volte perde proprio i soldi che gli devono, perché il libraio non paga le fatture (già, perché solo i librai hanno le bollette... gli editori no).