ibridamenti
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Comunque confermo che i maestri sono Foucault e Deleuze. Non ho appesantito ulteriormente il post con le dovute citazioni che ora aggiungo velocemente. Obbligatori almeno due riferimenti:
Foucault parla in modo esplicito di dispositivo nel 1977, nel corso di un dibattito con gli psicoanalisti lacaniani della rivista “Ornicar", ma l'opera che ho più utilizzato e rimeditato è Deleuze G., Qu’est-ce qu’un dispositif, Edition du Seuil, Paris 1989, tr. it. Che cos’è un dispositivo?, Edizioni Cronopio, Napoli 2007.
E' un breve saggio che approfondisce in modo sistematico il concetto di "dispositivo".
Ma vabbé le citazioni servono forse a poco... anche se, secondo me, questi due autori ci danno gli strumenti per capire e per dire che cosa succede nel "virtuale".
Per dire come i dispositivi ci forgiano e per dire come noi a nostra volta li cambiamo.
Perché, appunto, quando si analizza la manifestazione del popolo viola, si vede come le persone piegano i dispositivi fino a farne contenitori di vissuti e di idee.
Non vorrei che il mio post fosse preso come un post contro Facebook. E' solo un modo per capire. Ma come ho già detto tante volte FB può diventare il più creativo tra gli strumenti che abbiamo a disposizione. A condizione che lo si conosca, se ne parli, lo si "abiti" con consapevolezza e in modo critico.
E come Facebook così anche il prossimo Facebook e tutti gli altri "luoghi" della rete.