La valanga di sondaggi di ieri ha delineato un quadro più favorevole a Obama. I sondaggi nazionali rimangono serrati, con molte parità statistiche, e un paio di casi estremi: Gallup, che è fermo da 3 giorni (e lo sarà anche oggi), prima della sospensione dava un +5 per Romney, ma oggi è uscito un National Journal/United Technologies che dà un +5 per Obama.
Per quanto riguarda i singoli stati, sotto particolare osservazione ovviamente quelli in bilico: Obama rimane avanti in Ohio (stato chiave per eccellenza), con vantaggi oscillanti tra i 2 e i 5 punti, notizie tranquillizzanti anche da Iowa, Wisconsin e Michigan; margini risicati in New Hampshire, incerto il Colorado. La Virginia, altro stato importantissimo e sostanzioso (15 EVs), sembra sempre più pendere verso il Presidente in carica, anche se il sondaggio Roanoke la pensa diversamente (+5 Romney). Anche in Florida Obama rimane competitivo, secondo alcuni sondaggi addirittura avanti.
Un'occhiata agli "altri numeri": Nate Silver predice ora 300 EVs per Obama, con il 79% di probabilità di vittoria e un vantaggio di voti a livello nazionale del 1,9%. Sam Wang si spinge anche oltre: 318 EVs per Obama, probabilità di vittoria tra il 93 e il 98%, 2,2% a livello nazionale.
L'indice Intrade degli scommettitori da qualche giorno è in lenta ma costanza crescita per Obama, in questo momento gli assegna il 68,6% di probabilità di rielezione.
Il sito http://www.unskewedpolls.com/ invece, proprone un metro di valutazione tutto suo circa i sondaggi, e secondo i suoi calcoli il risultato finale sarà: Romney 321 EVs, Obama 217 EVs. Se ci azzecca, tanto di cappello. Altrimenti, pernacchia libera.
P.S.: aggiornamento: Gallup ricomincerà a fare le sue interviste a partire da oggi fino a domenica, e rilascerà UN SOLO tracking poll lunedì prossimo, vigilia delle elezioni.
Vediamo cosa succede oggi. Se l'effetto Sandy dovesse giovare a Obama, come alcuni suggeriscono, la rielezione è cosa fatta, e davvero può arrivare anche a 332 EVs (con tutti gli stati in blico, eccetto NC). Io aspetto con ansia il nuovo dato Rand, che esce intorno alle 9,30 della nostra mattina; negli ultimi giorni ha mostrato un trend negativo per Obama, e Rand come sai non è affidabile in valore assoluto ma anticipa e evidenzia i trend. Oggi dovrebbe cominciare a vedersi un'inversione di tendenza, altrimenti comincerei a preoccuparmi un po'.
La gestione dell'emergenza da parte di Obama è stata buona, come dicevi se non ricordo male proprio tu Enrico, potrebbe eessere davvero il trampolino di lancio verso la rielezione, tanto più che è arrivato l'insperato aiuto del governatore repubblicano del NJ, il controverso Chris Christie.
Credo che la gestione dell'emergenza abbia giovato ad Obama, che ora ha il vento in poppa. L'unica cosa di cui si deve preoccupare sono i dati sulla disoccupazione, che usciranno un paio di giorni prima delle elezioni, se fossero negativi sarebbe una brutta botta...
io davvero enri non ti capisco,ma cosa pretendevi,che dopo aver dato dello zombie a bersani e paragonato napolitano a berlusconi,il pd sarebbe rimasto zitto a subire,la verità è che dipietro pensava di fare l'accordo con grillo,ma ha fatto male i calcoli,ha sbagliato tutto,e dopo le ultime vicende bersani non ha più alcun interesse a caricarselo,prenditela con lui,avesse ascoltato donadi,e non quel coglione di travaglio,sarebbe ancora dentro......
"bersani non ha più alcun interesse". Certo, perché come tutti sanno il CSX ha il 60% dei consensi e avrebbe sicuramente maggioranza assoluta piena alla Camera e al Senato.
Tanto nel caso c'è Casini, che a parte sostenere per un decennio Berlusconi, approvare per 20 anni tutte le sue leggi vergogna, ed essere un partito di centro che in Europa si colloca nella destra conservatrice, è l'interlocutore ideale per formare un governo di sinistra.
E meno male che non c'era Beppe Grillo, dicono ora dentro la Lega Nord. Perché Ospitaletto, comune di 10.000 abitanti del bresciano domenica scorsa si è decisamente dimostrato poco ospitale nei confronti del Carroccio e del Pdl. Il risultato delle elezioni decise dal Tar, per l'annullamento delle precedenti, ha decretato la sconfitta dell'alleanza di centrodestra e la vittoria del centrosinistra. Ma non è questa la novità, perché anche l'altra volta aveva vinto la stessa lista. Solo che alle elezioni precedenti l'alleanza Lega-Pdl aveva perso per una manciata di voti (90), stavolta la perdita è stata invece quasi una voragine: mille e 200 consensi svaniti. Astensione contenuta all'8%, ma dentro la Lega si calcola che la gran parte sia di elettori del Carroccio. Ospitaletto è troppo picolo per essere premonitore di una sconfitta dell'alleanza Lega-Pdl in Lombardia. Ma, secondo il deputato Marco Desiderati, di rito bossiano, è un piccolo campanello d'allarme da non sottovalutare. "Dimostra che l'alleanza Lega-Pdl non funziona più, la Lega deve correre da sola e ricostruirsi l'imene delle origini, vado ai banchetti nostri e vedo poco entussiamo, questo è preocupante. La Lega deve tornare a essere di lotta e smetterla di corteggiare Passera o Squinzi", sotieme Desiderati in polemica con il nuovo corso maroniano. Ma soprattutto con la preoccupazione che sia ora Beppe Grillo a recitare la parte che fu della Lega Nord. Su questo si interroga, (nel bel mezzo del Transatlantico perché gli sarebbestato tolto anche l'ufficio che aveva alla Camera) lo stesso ex capogruppo del Carroccio Reguzzoni: "Cento grillini in arrivo alla Camera? Ho i miei dubbi, ma se servono a smuovere le acque ben vengano... ne arrivino anche 150... (paradossalizza ndr). Del resto il governo Monti è nato proprio per bloccare il federalismo e quell'asse del Nord tra Bossi e Berlusconi che ne aveva fatto la bandiera. I governi tecnici servono sempre a bloccare le battaglie leghiste: accadde la stessa cosa con Ciampi nel 1993".
Napolitano, raccontano, avrebbe anche insistito con gli interlocutori sul fatto che non si può anticipare il voto, nemmeno di poche settimane, e che la legislatura dovrà andare avanti fino alla sua scadenza naturale. Il presidente, essendo a fine mandato, non vuole apparire interessato 'gestire' anche la formazione del nuovo governo e preferisce lasciare al suo successore il compito. Invito che Bersani ha raccolto, mentre Casini, come dimostrano le sue dichiarazioni, insiste a dire che non sarebbe un dramma anticipare di qualche settimana il voto. Il leader Pd, secondo quanto viene riferito, ha ribadito al presidente la disponibilità dei democratici, ricordando che il Pd è l'unico partito ad avere presentato una proposta compiuta di rifroma: è il Pdl, avrebbe spiegato Bersani, a non avere le idee chiare, visto che ormai naviga praticamente allo sbando, senza che si possa capire chi è l'interlocutore con cui parlare. Su questo punto, anche Napolitano avrebbe un'opinione simile: la situazione del centrodestra pare fluida e in effetti sembra difficile capire qual è la posizione del partito di Berlusconi. Ma al Colle c'è anche il timore che pure il Pd, a questo punto, preferisca 'il male minore', e cioé tenere la legge che c'è. Per questo Napolitano avrebbe fatto accenno all'ipotesi di un suo intervento per ottenere almeno una modifica minima della normativa, introducendo una soglia per il premio. La 'quadratura del cerchio' potrebbe essere proprio il ritorno al 'mattarellum' messo sul tavolo da un emendamento di Enzo Bianco: quel sistema rispetterebbe tutti i 'paletti' di Napolitano, ovvero garantirebbe un rapporto diretto tra eletto ed elettore e eviterebbe la distorsione di un premio del 54% assgnato anche a chi ha meno del 30%. L'operazione non è però facile, spostare Pd, Udc e Pdl sul Mattarellum presuppone una compattezza politica che la 'strana maggioranza' non pare avere. Di sicuro, Napolitano non è disposto ad assistere impotente ad una 'melina' dei partiti.
In Parlamento sulla nuova legge elettorale l'UDC ha votato con PDL e Lega, lasciando solo il PD. Sul ritorno al Matterellum l'iniziativa del PD è stata appoggiata solo dall'IDV.
Tanto per ricordare la grande "sintonia tra riformisti e moderati"...
non vedo altre prospettive di governo,se non per un accordo tra progressisti e l'area di centro che si sta aggregando attorno all'udc,dipietro ha scelto un'altra strada,auguri
Ad aver scelto un altra strada è stato Bersani: la via verso il centro.
Se passa una qualunque legge elettorale, Mattarellum o il nuovo 'Provincellum', comunque, senza IDV la maggioranza dei seggi alla Camera il PD non la vede nemmeno da lontano...
non sapevo che bersani avesse dato dello zombie a dipietro,o avesse paragonato napolitano a berlusconi,pensavo il contrario,io non mi alleo con uno che mi dà dello zombie,sarebbe un po' strano,poi se grillo ha scaricato il povero tunino,non è che ce lo dobbiamo caricare noi per forza,penso che avrà molto tempo libero dal 2013,magari da trascorrere con le sue amanti in uno dei suoi 56 appartamenti..... B)
La definizione delle caselle degli assessori si incrocia con la partita per la presidenza dell'Ars. Antonello Cracolici, per esempio, se non approderà alla presidenza di Sala d'Ercole, dovrebbe entrare in giunta con una delega di peso. Per lui si parla dell'economia. In alternativa, entrerebbe in squadra direttamente Beppe Lumia, da molti considerato il vero dominus del blocco che ha portato alla presidenza Rosario Crocetta. Gli altri assessori del Pd, dovrebbero rappresentare le principali correnti del partito. Per l'area che fa riferimento al segretario Giuseppe Lupo e a Sergio D'Antoni, i giochi dovrebbero essere fatti: il nome è quello di Luigi Cocilovo, storico leader Cisl ed ex europarlamentare. Per la corrente Innovazioni, i giornali insistono su Franco Rinaldi, messinese e recordman di preferenze in questa tornata elettorale, e Baldo Gucciardi. Ma Francantonio Genovese sarebbe pronto a tirare fuori dal cilindro un tecnico d'area messinese, top secret il nome. Resta la così detta area Mattarella, per la quale potrebbero scendere in campo direttamente i pesi massimi Mirello Crisafulli o Angelo Capodicasa.I democratici sperano di poter rosicchiare qualche altro posto al tavolo della trattativa. In quel caso potrebbero entrare in corsa Manlio Mele, di cui si parla per l'assessorato ai Beni culturali, e Giacomo Scala.
Quanto all'Udc, i centristi dovrebbero partire da almeno tre assessorati. Lino Leanza e Giovanni Ardizzone, papabili per la presidenza dell'Ars, entrerebbero in squadra se altri dovessero accasarsi su quella poltrona. In corsa per un posto anche il neodeputato Lillo Firetto, spinto da un'ottima performance elettorale, e Nino Dina, che ha fatto il pieno di preferenze a Palermo. Anche se la polemica per il “cuffariano” Dina in giunta con Crocetta sarebbe certamente dietro l'angolo, e questo certo non aiuta la causa del politico di Vicari. E ad ogni modo, il buon risultato della lista di D'Alia, insieme al risultato non travolgente del Pd, potrebbe far scattare una poltrona in più ai democristiani.
Restano i posti in quota Lista Crocetta. Uno è già prenotato per Lucia Borsellino, figlia di Paolo, che dovrebbe ricevere il testimone da Massimo Russo alla Sanità. Un altro tecnico graditissimo a Crocetta è il vicequestore Antonio Malafarina. Un posto, per la precisione l'assessorato all'Agricoltura, pare essere prenotato per Nello Dipasquale, ex sindaco di Ragusa, che si dice sarebbe pronto a quel punto a dimettersi da deputato lasciando posto a Fabio Nicosia. C'è poi l'Api di Rutelli, che a differenza del Psi, che ha eletto i suoi deputati, è rimasta all'asciutto per pochi voti. Potrebbe reclamare una poltrona, magari per l'uscente Beppe Spampinato o per il coordinatore regionale Bartolo Fazio.
Le decisioni definitive non si prenderanno a Palermo, ma a Roma. Perché l'eventuale intesa con Grande Sud e Partito dei siciliani si inquadrerebbe in un accordo romano, che sarebbe già stato chiuso prima delle elezioni da Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini. L'accordo prevede il transito in blocco della coalizione guidata da Miccichè alle Regionali nella Lista per l'Italia di sapore montiano a cui lavora il leader dell'Udc. È questo il contesto più ampio nel quale inquadrare la vicenda siciliana. Quando finiani, miccicheiani e lombardiani confluiranno in un unico soggetto insieme all'Udc, lo scenario siciliano cambierà. Soprattutto se questo rassemblement centrista, come ormai pare scritto, si alleerà dopo le elezioni con il Pd per governare l'Italia. A quel punto, è difficile immaginare che l'Ars non si assesterà di conseguenza. Ma saremo già all'estate, stagione ideale per un bel rimpasto di governo. ( live sicilia)
Ricostruire il fortino del Nord con la Lega. Bombardare il quartier generale romano del suo partito. La road map di Silvio Berlusconi si muove su questo doppio binario. Che il Cavaliere sta gestendo personalmente, solo con la cerchia ristrettissima. Fuori tutti i secondi. Un piano circondato anche da un certo alone di mistero. E di disinformazione. Come nel corso dell’ultima telefonata con Angelino Alfano, dopo la conferenza stampa di lunedì a via dell’Umiltà. L'ex premier ha fatto finto di rassicuralo, toni cordiali, quasi paterni. Poi, riattaccata la cornetta, la trama della grande vendetta. Che passa innanzitutto dalla ricucitura con la Lega.
Il mega vertice della riconciliazione era previsto lunedì sera ad Arcore. Quando attorno a un tavolo dovevano sedersi tutti grandi artefici del partito del Nord degli ultimi anni. Dovevano esserci Roberto Maroni e Umberto Bossi, i cui rapporti si sono distesi sulla vicenda lombarda. Doveva esserci Roberto Calderoli, che non ha mai smesso di interpretare un ruolo di colomba leghista. E un posto a tavola è stato riservato anche al grande pontiere degli ultimi anni, Aldo Brancher, uno che diventò ministro su indicazione del Carroccio per beneficiare legittimo impedimento sul processo che lo vedeva imputato per ricettazione e appropriazione indebita nell’ambito del filone sulla tentata scalata dell’allora banca Popolare di Lodi ad Antonveneta. Incarico lasciato dopo una manciata di giorni sulla scia dell’indignazione di Giorgio Napolitano.
E per sancire la ricucitura tra le varie anime del partito del Nord, dopo mesi di tensione sul sostegno al governo Monti, di allontanamento tra il Cavaliere e il nuovo corso delle ramazze della Lega maronita, quel Giulio Tremonti considerato dal Cavaliere come uno dei principali artefici della fine del suo governo un anno fa. Un tavolo che non si vedeva dai tempi dell’asse di ferro tra Berlusconi e Bossi ai tempi del dominio incontrastato nel Nord. Sul tavolo l’ipotesi di un grande scambio tra candidatura leghista al Pirellone e alleanza a Nord. Col corollario della candidatura di Tremonti alle primarie. Giulio ha già dato la disponibilità, Berlusconi ha dato il via libera, in chiave anti-Alfano: più sono i candidati, più aumenta la frantumazione, più sarà facile il 17 dicembre archiviare con un colpo di scena il nuovo corso alfaniano.
Lo scambio non è una novità in sè, visto che Berlusconi accarezza l’idea di usare il Pirellone come pedina di scambio per un’alleanza nazionale con la Lega sin dai primi giorni della crisi di Formigoni. La novità è che Berlusconi ha continuato a lavorarci anche in queste ultime settimane, in parallelo allo sgretolamento del suo rapporto personale e politico con Angelino Alfano. E mentre il grosso del suo partito sta tentando la grande manovra della candidatura di Albertini al Pirellone.
Questo il menù della cena. È successo però che il programma arriva alle orecchie di chi in questa faida fidale pidiellina non vuole la fine ingloriosa di Angelino. Ecco che in un solo pomeriggio succede di tutto. La notizia di un incontro tra Berlusconi, Bossi e Tremonti esce in agenzia, e da Arcore parte una smentita, proprio mentre Alfano a Roma sta provando a minimizzare la debacle del voto siciliano e sta sancendo la sua magnifica sorte attraverso le primarie. I fedelissimi del Cavaliere a quel punto avvalorano la tesi che l’incontro non solo non era una rimpatriata tra vecchi amici. Trapela solo l’idea della candidatura di Giulio Tremonti alle primarie del Pdl. Sia chiaro: l’ex ministro sta valutando la possibilità di candidarsi, ma è l’ex premier a non avere alcuna intenzione di appoggiarlo apertamente: “Lo farà fare – dicono i ben informati – tanto per aumentare il grado di confusione, ma non lo sosterrà”.
La strategia del Cavaliere è già oltre le primarie. È convinto che saranno un disastro. Come nel caso dei congressi del Pdl e dello scandalo delle tessere false, basta stare alla finestra ad osservare la confusione di Alfano e della nomenklatura, e il gioco va avanti da solo. In molti nella mai dismessa war room del Capo sono convinti che il dossier finirà in procura. Il precedente delle tessere false si presta ad alimentare la tesi. E poi una domanda maliziosa aleggia nelle segrete stanze del potere berlusconiano: “Chi paga le primarie?”. Già, perché il Pdl non ha più un becco di un quattrino. Qualche giorno fa, in un lungo incontro con il tesoriere Rocco Crimi, Berlusconi ha fatto capire come la pensa: “Il partito non tira su un euro, è un disastro, io non ci metto più un euro. E basta fidejussioni bancarie. Facciano loro”.
Una cosa è sicura: Sam Wang, della Princeton Election Consortium, se il 6 novembre dovesse vincere Romney, farà bene a cercarsi un altro lavoro. Il suo modello predittivo in questo momento assegna il 99% di probabilità di vittoria ad Obama.
Alla fine Tonino ce la fa ad evitare il 'processo' da parte dei suoi , incassa la "piena fiducia" ma per l'Idv deve partire la fase 2.0. Che porterà, con ogni probabilità, anche a cambiare leader dopo le elezioni politiche. Una rivoluzione nella storia di un partito che fino ad oggi è stato Di Pietro e punto. Ad annunciarlo, incalzato alla 'Zanzara' su Radio24, è stato il senatore Francesco Pardi che sull'opportunità di cambiare guida ha spiegato: "Dopo le elezioni cambieremo". Come finirà è ancora da vedere (e chiaramente dipenderà anche da come andranno le politiche) ma il percorso è deciso. A dicembre verrà fissato in una assemblea generale il congresso, che si terrà l'anno prossimo, per la "rifondazione" del partito. Da subito scattano nuove, severe, regole per le candidature. Perché è nella scelta dei candidati che Antonio Di Pietro ha fatto 'disastri'. Tra ieri l'altro e ieri è andato in scena l'ufficio di presidenza più lungo e tormentato della storia dell'Italia dei Valori: dodici ore di riunione per l'organismo che governa il partito per provare a risalire dopo gli scandali sulla gestione dei contributi pubblici nelle Regioni - Lazio, Liguria, Emilia Romagna per citarne alcune - le inchieste che hanno coinvolto i rappresentanti dell'Idv, il deludente risultato elettorale in Sicilia, il servizio di 'Report' sui beni della famiglia dell'ex pm, ultima, dolorosa, tegola. E allora la parola d'ordine è rigore. Dall'ufficio di presidenza è uscito un articolato documento che ha l'obiettivo di vincolare i futuri dirigenti alla 'linea' del partito - per evitare salti di schieramento, vedi ad esempio il caso De Gregorio - e per selezionarli sulla base di criteri di "idoneità morale" e di competenza. A chiedere una forte discontinuità al 'capo' sono in primis il capogruppo alla Camera Massimo Donadi, da molti mesi critico sulla linea più estremista e sull'avvicinamento a Grillo, e il sindaco di Napoli Luigi de Magistris che però si è iscritto una sola volta all'Idv e non ha rinnovato la tessera. Segnale, secondo alcuni, che l'ex magistrato ha progetti diversi rispetto all'idea di fare la corrente dissidente - e di minoranza - nell'Idv. La ferita Grillo fa ancora male. Raccontano che mesi fa fossero state seriamente avviate trattative con il comico-blogger per un comune rassemblement, gli intermediari era al lavoro, tutto sembrava promettere bene. Tranne poi il gran rifiuto del leader del Movimento cinque stelle, arrivato dopo quasi un mese di distanza dall'offerta dell'Idv. Una vicenda che brucia anche alla luce dei risultati in Sicilia, molto più che deludenti e anche inaspettati perchè, a differenza di altri partiti l'Idv è dalle regionali che non ha sondaggi propri sul gradimento. E anche questo, forse, cambierà.
Secondo l'istituto Cattaneo in Sicilia M5S avrebbe pescato soprattutto nel centrosinistra. Ergo per chi si fa illusioni c'è nel paese una massa di astensione mostruosa che non voterà mai il Pd, che nel contempo sta perdendo voti "suoi" in maniera sempre più evidente. Ma col fratello di Montalbano e Civati si vince facile dicono.
Certo che la Gallup che non pubblica polls da giorni è sospetta ... non vorrei che fosse un'avvisaglia di retromarcia rispetto agli ultimi inverosimili dati pro-romney
Un faccia a faccia, prima o poi, si doveva svolgere. D'altra parte l'ultima volta che Silvio Berlusconi e Angelino Alfano si sono trovati nella stessa stanza non c'era ancora stata la sentenza Mediaset, né la conferenza-sfogo di villa Gernetto. E neppure il voto in Sicilia con annessa debacle del Pdl. Nel frattempo tra i due ci sono state telefonate, dimissioni respinte e il rilancio delle primarie tanto care all'ex Guardasigilli. Ma in politica il tempismo resta fattore essenziale. E a volte anche il destino ci mette del suo. Oggi, infatti, è il compleanno di Alfano e - gioco forza - le affettuosità del caso avranno un ruolo nella cena in programma per questa sera a palazzo Grazioli tra il Cavaliere e il suo delfino mancato. Silvio Berlusconi, dopo una giornata tra fanghi e laser terapia a Montecatini, e prima di andarsi a godere il sole di Malindi, ha trovato spazio nella sua agenda per incontrare Angelino. I nodi, naturalmente, restano tutti da sciogliere. Perché l'idea di spacchettare il Pdl è nell'orizzonte di Berlusconi, così come lo scetticismo nei confronti di primarie considerate inutili, se non addirittura dannose. Proprio intorno alle consultazioni lanciate in tutta fretta dopo la disfatta siciliana il partito continua a discutere e a dividersi. A dare il senso del clima, pessimo, basta Sandro Bondi. Nel braccio di ferro tra i colonnelli che sostengono Alfano e i berlusconiani duri e puri che invocano l'ex premier, l'ex ministro ha già scelto da che parte stare. Senza giri di parole chiede all'intera classe dirigente un passo indietro e chiama in causa direttamente i capigruppo: "Si dimettano". In questo clima traballa anche il patto interno che ha portato al rilancio delle primarie. Perchè se Alfano è in campo, al pari di Daniela Santanché e Giancarlo Galan, per il resto impazza il totonomine. Maria Stella Gelmini, idea del Cav per sparigliare e forse un po' per 'sabotare', non sarebbe stata valutata una strada percorribile. Giulio Tremonti attende. Guido Crosetto anche. La candidatura di Giorgia Meloni sarebbe invece osteggiata in queste ore da una parte degli ex An, ma nulla è ancora definitivo. Nel partito e fra correnti è tutto un delicato e fragile equilibrio. Fra le incognite c'è anche Gianni Alemanno. Nelle ore in cui il consiglio comunale traballa sull'approvazione del bilancio, il sindaco cerca una strada percorribile per smarcarsi dalla Capitale e nello stesso tempo pesare nel partito. Magari addirittura candidandosi alle primarie. Il tempo stringe e per discutere di primarie il segretario ha convocato nel pomeriggio i coordinatori regionali. Ne è uscito un quadro complicato. Elevati i costi della consultazione, pochi i soldi nelle casse del partito, ancor meno i giorni a disposizione - quarantacinque - per organizzare il voto. Alfano ha invocato impegno e coesione, ma per ragioni di opportunità non ha chiesto consenso sulla propria candidatura. Un segnale però il segretario ha voluto darlo: "Non si discute di spacchettamento, il partito va avanti unito. Al massimo potremmo cambiare il simbolo".
ventoacqua 138p · 647 settimane fa
;)
ventoacqua 138p · 647 settimane fa
ventoacqua 138p · 647 settimane fa
Non si capisce bene, però, se sostituisce effettivamente quella scritta o è solo un mezzo per 'saltare la fila'...
libero41% 113p · 647 settimane fa
La valanga di sondaggi di ieri ha delineato un quadro più favorevole a Obama. I sondaggi nazionali rimangono serrati, con molte parità statistiche, e un paio di casi estremi: Gallup, che è fermo da 3 giorni (e lo sarà anche oggi), prima della sospensione dava un +5 per Romney, ma oggi è uscito un National Journal/United Technologies che dà un +5 per Obama.
Per quanto riguarda i singoli stati, sotto particolare osservazione ovviamente quelli in bilico: Obama rimane avanti in Ohio (stato chiave per eccellenza), con vantaggi oscillanti tra i 2 e i 5 punti, notizie tranquillizzanti anche da Iowa, Wisconsin e Michigan; margini risicati in New Hampshire, incerto il Colorado. La Virginia, altro stato importantissimo e sostanzioso (15 EVs), sembra sempre più pendere verso il Presidente in carica, anche se il sondaggio Roanoke la pensa diversamente (+5 Romney). Anche in Florida Obama rimane competitivo, secondo alcuni sondaggi addirittura avanti.
libero41% 113p · 647 settimane fa
L'indice Intrade degli scommettitori da qualche giorno è in lenta ma costanza crescita per Obama, in questo momento gli assegna il 68,6% di probabilità di rielezione.
Il sito http://www.unskewedpolls.com/ invece, proprone un metro di valutazione tutto suo circa i sondaggi, e secondo i suoi calcoli il risultato finale sarà: Romney 321 EVs, Obama 217 EVs. Se ci azzecca, tanto di cappello. Altrimenti, pernacchia libera.
P.S.: aggiornamento: Gallup ricomincerà a fare le sue interviste a partire da oggi fino a domenica, e rilascerà UN SOLO tracking poll lunedì prossimo, vigilia delle elezioni.
ventoacqua 138p · 647 settimane fa
libero41% 113p · 647 settimane fa
La gestione dell'emergenza da parte di Obama è stata buona, come dicevi se non ricordo male proprio tu Enrico, potrebbe eessere davvero il trampolino di lancio verso la rielezione, tanto più che è arrivato l'insperato aiuto del governatore repubblicano del NJ, il controverso Chris Christie.
ventoacqua 138p · 647 settimane fa
KriKadosh 132p · 647 settimane fa
Mauro 148p · 647 settimane fa
KriKadosh 132p · 647 settimane fa
KriKadosh 132p · 647 settimane fa
guardate sti str.....
PPP non ha MAI dato romney avanti in nevada.
sarebbero da denunciare
KriKadosh 132p · 647 settimane fa
ahahahahahahahhahahahahahhahahahahahahhahahahahhahahahaahahahhahahahahhahahahahahahahahahhahahahahahahahahhahahahahahahahah
in pratica questo sito assegna Pennsylvania, Wisconsin, Iowa, Nevada, Colorado, Iowa, North Carolina, New Hampshire , Florida e Virginia a Romney..
ma che si son fumati
KriKadosh 132p · 647 settimane fa
a mio parere si mette male per Mitt nei Grandi Elettori, mentre è alla pari con Barack sul voto popolare
McJulio 146p · 647 settimane fa
Skorpiocalisse 135p · 647 settimane fa
ventoacqua 138p · 647 settimane fa
L'uomo artificiale 103p · 647 settimane fa
McJulio 146p · 647 settimane fa
Ma non è questa la novità, perché anche l'altra volta aveva vinto la stessa lista. Solo che alle elezioni precedenti l'alleanza Lega-Pdl aveva perso per una manciata di voti (90), stavolta la perdita è stata invece quasi una voragine: mille e 200 consensi svaniti. Astensione contenuta all'8%, ma dentro la Lega si calcola che la gran parte sia di elettori del Carroccio.
Ospitaletto è troppo picolo per essere premonitore di una sconfitta dell'alleanza Lega-Pdl in Lombardia. Ma, secondo il deputato Marco Desiderati, di rito bossiano, è un piccolo campanello d'allarme da non sottovalutare.
"Dimostra che l'alleanza Lega-Pdl non funziona più, la Lega deve correre da sola e ricostruirsi l'imene delle origini, vado ai banchetti nostri e vedo poco entussiamo, questo è preocupante. La Lega deve tornare a essere di lotta e smetterla di corteggiare Passera o Squinzi", sotieme Desiderati in polemica con il nuovo corso maroniano.
Ma soprattutto con la preoccupazione che sia ora Beppe Grillo a recitare la parte che fu della Lega Nord. Su questo si interroga, (nel bel mezzo del Transatlantico perché gli sarebbestato tolto anche l'ufficio che aveva alla Camera) lo stesso ex capogruppo del Carroccio Reguzzoni:
"Cento grillini in arrivo alla Camera? Ho i miei dubbi, ma se servono a smuovere le acque ben vengano... ne arrivino anche 150... (paradossalizza ndr). Del resto il governo Monti è nato proprio per bloccare il federalismo e quell'asse del Nord tra Bossi e Berlusconi che ne aveva fatto la bandiera. I governi tecnici servono sempre a bloccare le battaglie leghiste: accadde la stessa cosa con Ciampi nel 1993".
McJulio 146p · 647 settimane fa
McJulio 146p · 647 settimane fa
Il leader Pd, secondo quanto viene riferito, ha ribadito al presidente la disponibilità dei democratici, ricordando che il Pd è l'unico partito ad avere presentato una proposta compiuta di rifroma: è il Pdl, avrebbe spiegato Bersani, a non avere le idee chiare, visto che ormai naviga praticamente allo sbando, senza che si possa capire chi è l'interlocutore con cui parlare. Su questo punto, anche Napolitano avrebbe un'opinione simile: la situazione del centrodestra pare fluida e in effetti sembra difficile capire qual è la posizione del partito di Berlusconi. Ma al Colle c'è anche il timore che pure il Pd, a questo punto, preferisca 'il male minore', e cioé tenere la legge che c'è. Per questo Napolitano avrebbe fatto accenno all'ipotesi di un suo intervento per ottenere almeno una modifica minima della normativa, introducendo una soglia per il premio.
La 'quadratura del cerchio' potrebbe essere proprio il ritorno al 'mattarellum' messo sul tavolo da un emendamento di Enzo Bianco: quel sistema rispetterebbe tutti i 'paletti' di Napolitano, ovvero garantirebbe un rapporto diretto tra eletto ed elettore e eviterebbe la distorsione di un premio del 54% assgnato anche a chi ha meno del 30%. L'operazione non è però facile, spostare Pd, Udc e Pdl sul Mattarellum presuppone una compattezza politica che la 'strana maggioranza' non pare avere. Di sicuro, Napolitano non è disposto ad assistere impotente ad una 'melina' dei partiti.
ventoacqua 138p · 647 settimane fa
Sul ritorno al Matterellum l'iniziativa del PD è stata appoggiata solo dall'IDV.
Tanto per ricordare la grande "sintonia tra riformisti e moderati"...
McJulio 146p · 647 settimane fa
ventoacqua 138p · 647 settimane fa
Se passa una qualunque legge elettorale, Mattarellum o il nuovo 'Provincellum', comunque, senza IDV la maggioranza dei seggi alla Camera il PD non la vede nemmeno da lontano...
deleted5181689 111p · 647 settimane fa
McJulio 146p · 647 settimane fa
McJulio 146p · 647 settimane fa
Quanto all'Udc, i centristi dovrebbero partire da almeno tre assessorati. Lino Leanza e Giovanni Ardizzone, papabili per la presidenza dell'Ars, entrerebbero in squadra se altri dovessero accasarsi su quella poltrona. In corsa per un posto anche il neodeputato Lillo Firetto, spinto da un'ottima performance elettorale, e Nino Dina, che ha fatto il pieno di preferenze a Palermo. Anche se la polemica per il “cuffariano” Dina in giunta con Crocetta sarebbe certamente dietro l'angolo, e questo certo non aiuta la causa del politico di Vicari. E ad ogni modo, il buon risultato della lista di D'Alia, insieme al risultato non travolgente del Pd, potrebbe far scattare una poltrona in più ai democristiani.
Restano i posti in quota Lista Crocetta. Uno è già prenotato per Lucia Borsellino, figlia di Paolo, che dovrebbe ricevere il testimone da Massimo Russo alla Sanità. Un altro tecnico graditissimo a Crocetta è il vicequestore Antonio Malafarina. Un posto, per la precisione l'assessorato all'Agricoltura, pare essere prenotato per Nello Dipasquale, ex sindaco di Ragusa, che si dice sarebbe pronto a quel punto a dimettersi da deputato lasciando posto a Fabio Nicosia. C'è poi l'Api di Rutelli, che a differenza del Psi, che ha eletto i suoi deputati, è rimasta all'asciutto per pochi voti. Potrebbe reclamare una poltrona, magari per l'uscente Beppe Spampinato o per il coordinatore regionale Bartolo Fazio.
deleted5181689 111p · 647 settimane fa
rinocasciolp 125p · 647 settimane fa
Quando finiani, miccicheiani e lombardiani confluiranno in un unico soggetto insieme all'Udc, lo scenario siciliano cambierà. Soprattutto se questo rassemblement centrista, come ormai pare scritto, si alleerà dopo le elezioni con il Pd per governare l'Italia. A quel punto, è difficile immaginare che l'Ars non si assesterà di conseguenza. Ma saremo già all'estate, stagione ideale per un bel rimpasto di governo. ( live sicilia)
McJulio 146p · 647 settimane fa
Il mega vertice della riconciliazione era previsto lunedì sera ad Arcore. Quando attorno a un tavolo dovevano sedersi tutti grandi artefici del partito del Nord degli ultimi anni. Dovevano esserci Roberto Maroni e Umberto Bossi, i cui rapporti si sono distesi sulla vicenda lombarda. Doveva esserci Roberto Calderoli, che non ha mai smesso di interpretare un ruolo di colomba leghista. E un posto a tavola è stato riservato anche al grande pontiere degli ultimi anni, Aldo Brancher, uno che diventò ministro su indicazione del Carroccio per beneficiare legittimo impedimento sul processo che lo vedeva imputato per ricettazione e appropriazione indebita nell’ambito del filone sulla tentata scalata dell’allora banca Popolare di Lodi ad Antonveneta. Incarico lasciato dopo una manciata di giorni sulla scia dell’indignazione di Giorgio Napolitano.
E per sancire la ricucitura tra le varie anime del partito del Nord, dopo mesi di tensione sul sostegno al governo Monti, di allontanamento tra il Cavaliere e il nuovo corso delle ramazze della Lega maronita, quel Giulio Tremonti considerato dal Cavaliere come uno dei principali artefici della fine del suo governo un anno fa. Un tavolo che non si vedeva dai tempi dell’asse di ferro tra Berlusconi e Bossi ai tempi del dominio incontrastato nel Nord. Sul tavolo l’ipotesi di un grande scambio tra candidatura leghista al Pirellone e alleanza a Nord. Col corollario della candidatura di Tremonti alle primarie. Giulio ha già dato la disponibilità, Berlusconi ha dato il via libera, in chiave anti-Alfano: più sono i candidati, più aumenta la frantumazione, più sarà facile il 17 dicembre archiviare con un colpo di scena il nuovo corso alfaniano.
Lo scambio non è una novità in sè, visto che Berlusconi accarezza l’idea di usare il Pirellone come pedina di scambio per un’alleanza nazionale con la Lega sin dai primi giorni della crisi di Formigoni. La novità è che Berlusconi ha continuato a lavorarci anche in queste ultime settimane, in parallelo allo sgretolamento del suo rapporto personale e politico con Angelino Alfano. E mentre il grosso del suo partito sta tentando la grande manovra della candidatura di Albertini al Pirellone.
Questo il menù della cena. È successo però che il programma arriva alle orecchie di chi in questa faida fidale pidiellina non vuole la fine ingloriosa di Angelino. Ecco che in un solo pomeriggio succede di tutto. La notizia di un incontro tra Berlusconi, Bossi e Tremonti esce in agenzia, e da Arcore parte una smentita, proprio mentre Alfano a Roma sta provando a minimizzare la debacle del voto siciliano e sta sancendo la sua magnifica sorte attraverso le primarie. I fedelissimi del Cavaliere a quel punto avvalorano la tesi che l’incontro non solo non era una rimpatriata tra vecchi amici. Trapela solo l’idea della candidatura di Giulio Tremonti alle primarie del Pdl. Sia chiaro: l’ex ministro sta valutando la possibilità di candidarsi, ma è l’ex premier a non avere alcuna intenzione di appoggiarlo apertamente: “Lo farà fare – dicono i ben informati – tanto per aumentare il grado di confusione, ma non lo sosterrà”.
La strategia del Cavaliere è già oltre le primarie. È convinto che saranno un disastro. Come nel caso dei congressi del Pdl e dello scandalo delle tessere false, basta stare alla finestra ad osservare la confusione di Alfano e della nomenklatura, e il gioco va avanti da solo. In molti nella mai dismessa war room del Capo sono convinti che il dossier finirà in procura. Il precedente delle tessere false si presta ad alimentare la tesi. E poi una domanda maliziosa aleggia nelle segrete stanze del potere berlusconiano: “Chi paga le primarie?”. Già, perché il Pdl non ha più un becco di un quattrino. Qualche giorno fa, in un lungo incontro con il tesoriere Rocco Crimi, Berlusconi ha fatto capire come la pensa: “Il partito non tira su un euro, è un disastro, io non ci metto più un euro. E basta fidejussioni bancarie. Facciano loro”.
libero41% 113p · 647 settimane fa
Una cosa è sicura: Sam Wang, della Princeton Election Consortium, se il 6 novembre dovesse vincere Romney, farà bene a cercarsi un altro lavoro. Il suo modello predittivo in questo momento assegna il 99% di probabilità di vittoria ad Obama.
McJulio 146p · 647 settimane fa
Come finirà è ancora da vedere (e chiaramente dipenderà anche da come andranno le politiche) ma il percorso è deciso. A dicembre verrà fissato in una assemblea generale il congresso, che si terrà l'anno prossimo, per la "rifondazione" del partito. Da subito scattano nuove, severe, regole per le candidature. Perché è nella scelta dei candidati che Antonio Di Pietro ha fatto 'disastri'.
Tra ieri l'altro e ieri è andato in scena l'ufficio di presidenza più lungo e tormentato della storia dell'Italia dei Valori: dodici ore di riunione per l'organismo che governa il partito per provare a risalire dopo gli scandali sulla gestione dei contributi pubblici nelle Regioni - Lazio, Liguria, Emilia Romagna per citarne alcune - le inchieste che hanno coinvolto i rappresentanti dell'Idv, il deludente risultato elettorale in Sicilia, il servizio di 'Report' sui beni della famiglia dell'ex pm, ultima, dolorosa, tegola.
E allora la parola d'ordine è rigore. Dall'ufficio di presidenza è uscito un articolato documento che ha l'obiettivo di vincolare i futuri dirigenti alla 'linea' del partito - per evitare salti di schieramento, vedi ad esempio il caso De Gregorio - e per selezionarli sulla base di criteri di "idoneità morale" e di competenza.
A chiedere una forte discontinuità al 'capo' sono in primis il capogruppo alla Camera Massimo Donadi, da molti mesi critico sulla linea più estremista e sull'avvicinamento a Grillo, e il sindaco di Napoli Luigi de Magistris che però si è iscritto una sola volta all'Idv e non ha rinnovato la tessera. Segnale, secondo alcuni, che l'ex magistrato ha progetti diversi rispetto all'idea di fare la corrente dissidente - e di minoranza - nell'Idv.
La ferita Grillo fa ancora male. Raccontano che mesi fa fossero state seriamente avviate trattative con il comico-blogger per un comune rassemblement, gli intermediari era al lavoro, tutto sembrava promettere bene. Tranne poi il gran rifiuto del leader del Movimento cinque stelle, arrivato dopo quasi un mese di distanza dall'offerta dell'Idv. Una vicenda che brucia anche alla luce dei risultati in Sicilia, molto più che deludenti e anche inaspettati perchè, a differenza di altri partiti l'Idv è dalle regionali che non ha sondaggi propri sul gradimento. E anche questo, forse, cambierà.
McJulio 146p · 647 settimane fa
Se penseranno non sarò più utile mi farò da parte
pussipussi 105p · 647 settimane fa
Oronzo Canà · 647 settimane fa
Pirata Romano 145p · 647 settimane fa
KriKadosh 132p · 647 settimane fa
McJulio 146p · 647 settimane fa
Ma in politica il tempismo resta fattore essenziale. E a volte anche il destino ci mette del suo. Oggi, infatti, è il compleanno di Alfano e - gioco forza - le affettuosità del caso avranno un ruolo nella cena in programma per questa sera a palazzo Grazioli tra il Cavaliere e il suo delfino mancato. Silvio Berlusconi, dopo una giornata tra fanghi e laser terapia a Montecatini, e prima di andarsi a godere il sole di Malindi, ha trovato spazio nella sua agenda per incontrare Angelino.
I nodi, naturalmente, restano tutti da sciogliere. Perché l'idea di spacchettare il Pdl è nell'orizzonte di Berlusconi, così come lo scetticismo nei confronti di primarie considerate inutili, se non addirittura dannose. Proprio intorno alle consultazioni lanciate in tutta fretta dopo la disfatta siciliana il partito continua a discutere e a dividersi. A dare il senso del clima, pessimo, basta Sandro Bondi. Nel braccio di ferro tra i colonnelli che sostengono Alfano e i berlusconiani duri e puri che invocano l'ex premier, l'ex ministro ha già scelto da che parte stare. Senza giri di parole chiede all'intera classe dirigente un passo indietro e chiama in causa direttamente i capigruppo: "Si dimettano".
In questo clima traballa anche il patto interno che ha portato al rilancio delle primarie. Perchè se Alfano è in campo, al pari di Daniela Santanché e Giancarlo Galan, per il resto impazza il totonomine. Maria Stella Gelmini, idea del Cav per sparigliare e forse un po' per 'sabotare', non sarebbe stata valutata una strada percorribile. Giulio Tremonti attende. Guido Crosetto anche. La candidatura di Giorgia Meloni sarebbe invece osteggiata in queste ore da una parte degli ex An, ma nulla è ancora definitivo. Nel partito e fra correnti è tutto un delicato e fragile equilibrio. Fra le incognite c'è anche Gianni Alemanno. Nelle ore in cui il consiglio comunale traballa sull'approvazione del bilancio, il sindaco cerca una strada percorribile per smarcarsi dalla Capitale e nello stesso tempo pesare nel partito. Magari addirittura candidandosi alle primarie.
Il tempo stringe e per discutere di primarie il segretario ha convocato nel pomeriggio i coordinatori regionali. Ne è uscito un quadro complicato. Elevati i costi della consultazione, pochi i soldi nelle casse del partito, ancor meno i giorni a disposizione - quarantacinque - per organizzare il voto. Alfano ha invocato impegno e coesione, ma per ragioni di opportunità non ha chiesto consenso sulla propria candidatura. Un segnale però il segretario ha voluto darlo: "Non si discute di spacchettamento, il partito va avanti unito. Al massimo potremmo cambiare il simbolo".
ventoacqua 138p · 647 settimane fa
Mauro 148p · 647 settimane fa
McJulio 146p · 647 settimane fa
Nazionalmente saremo d'appoggio a loro scelte
McJulio 146p · 647 settimane fa
Presidenza regione al Carroccio "non condivisibile"