BillyPilgrim

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15 years ago @ Francesco Costa - Only the brave · 0 replies · +1 points

Ma mi spieghi cosa, in questo post o negli altri, ti ha fatto pensare che Costa addebiti la caduta di Veltroni a 'lotte interne' e non a colpe sue, e del partito nel complesso? No, perché io nel leggerlo in questi mesi l'ho trovato molto più simile alle cassandre di cui parli, i tiresia che avvertivano 'guardate si va al disastro', che ad un qualsiasi omphaloskeptico.

15 years ago @ Francesco Costa - Pinocchio · 1 reply · +1 points

Non sapevo dove farlo, perciò mi limito a segnalartelo qui: anche Christian Rocca, a volte, si ubriaca (il secondo post va letto con la guida del primo, rivelatore del tenore alcolico del Nostro).

15 years ago @ Francesco Costa - Chahge we need · 0 replies · +1 points

Impressiona la sintonia nell'analisi, nonché la capacità di non dividersi sugli slogan, di toccare il merito delle questioni, di parlare un linguaggio asciutto. In una parola: contemporaneo.

Il tuo bell'articolo parla di sintonia, piuttosto che di divisioni. Sono molto sollevato. Mi resta il timore che l'accordo unanime dei tuoi ospiti sul processo di selezione del prossimo leader (primarie, il prima possibile) non sia abbracciato dall'assemblea di sabato, ma intravvedo una possibilità non esigua che invece ciò avvenga - non sono così pessimista, mi dico. Sembra che qualcuno vada annusando l'aria, e che abbia fiutato la possibilità non nulla che, se non cambia il vento, finirà come a New Orleans.
Quello che spero, però, è che in un eventuale confronto alle primarie non vi sia sintonia. Non auspico scontri campali, sarebbero i soliti retaggi dalemiano-bertinottiani in cui il Superiore Moralmente o il Più Intelligente negano la legittimità di tutte le altre candidature, elaborando in frasi ampollose le popolari massime elettorali del "non hanno capito niente", o del "siete tutti traditori". In fondo buona parte del programma sarà condivisa da tutti i candidati, e su quella non sarà possibile scontrarsi. Ma mi piacerebbe che, oltre alle facce sorridenti che con affanno verranno esposte alle vetrine delle caserme dalla dirigentia maxima, per una volta comparissero anche, e bene in vista, le sopracciglia aggrottate e gli indici, magari anche tremanti, puntati sui motivi di dissenso che separano un candidato dall'altro.
Diritti sociali, crisi economica, contratto nazionale, Europa: i tuoi ospiti individuano punti di massima importanza, e sono concordi nell'indicarli; ma ognuno di questi punti va declinato. Vi aggiungerei sicuramente le pensioni, la giustizia. E l'energia, se possibile, le infrastrutture, auspicabile. Cedo volentieri sulla politica estera, coacervo di deboli atlantismi, speranze libiche e spaventi slavi. Ma su tutti gli altri punti, dove si situano tutti i candidati? Cos'è, oltre alla faccia, che distingue me da te?

Un dibattito franco, nel pieno rispetto reciproco ma senza indeterminatezze - come non è accaduto con Veltroni - permetterebbe davvero a tutti, dal militante all'elettore potenziale, e soprattutto a quel vasto bacino di pubblico che guarda al Pd come ad un'incompiuta e che attende sul greto del torrente (in questo momento, immagino, a braccia conserte in attesa che passi un altro cadavere), di proporre un candidato forte perché vincitore in una contesa precisa e comprensibile. Sarebbe l'opposto di quanto è accaduto finora, a causa degli istinti mastellianamente conservativi di nonni in piena crisi di terza età.
A quel punto avremmo davvero completato un percorso, saremmo giunti fino in fondo sulla strada della legittimazione. Possiederemmo il piedistallo per un leader forte quanto la coerenza delle sue posizioni. Ma soprattutto diventerebbe possibile quantificare il peso di tutte quelle tesi che divergono dall'impostazione prevalente scelta della base.
In un mondo ideale un leader non sarebbe che questo: una media ponderata, plastica e non elastica. Una persona e un'idea, cioè, preparate a subire scossoni pur forti, e a riadattarsi ammaccate. Ma una persona e un'idea non adatte a tutte le stagioni; perché è come dire, l'abbiamo visto, non adatte a nessuna.

15 years ago @ Francesco Costa - Il maratoneta · 0 replies · +1 points

Un fortissimo abbraccio a tutti coloro che lo hanno amato.

15 years ago @ Francesco Costa - Domani è tardi · 0 replies · +1 points

Credo che un uomo di sinistra non dovrebbe mai, neppure in una situazione disperata, sentirsi in diritto di votare Di Pietro.

15 years ago @ Francesco Costa - Dal vostro inviato/2 · 1 reply · +1 points

Secondo me questi esperimenti andrebbero condotti in serie, però. Non puoi lasciarti convincere da un solo assaggio una sola volta, perché si tratta di un alimento prodotto in serie, e dipende anche dalla qualità degli ingredienti e dei dipendenti che lo preparano. Direi che dovresti dargli un'altra possibilità, in un McDonald's diverso (io, invece, non l'ho ancora provato. Anzi, a dirla tutta non so neppure se lo facciano a Milano).
Inoltre da non trascurare è l'effetto-droga: al primo assaggio il Big Tasty mi faceva schifìo; poi l'ho iniziato a prendere sempre più di frequente, e adesso è la mia prima alternativa (non ovunque lo fanno). La mia ipotesi è che la salsina crei dipendenza.

15 years ago @ Francesco Costa - Ah beh · 0 replies · +1 points

My God, che tristezza.

15 years ago @ Francesco Costa - Domani è tardi · 0 replies · +1 points

A quel qualcuno che ha parlato di "amalgama non riuscita" andrebbe ricordato che 'amalgama' è maschile! :)

15 years ago @ Francesco Costa - Gaza o non Gaza/3 · 0 replies · +1 points

Guido Rampoldi ha ragione: spesso sui blog eccediamo in commenti informali che chi non è abituato a trovarsi di fronte può leggere come codardi atti d'accusa anonimi. E talvolta lo sono. Obiter dictum, poco importa che i pamphlet anonimi siano stati il più diffuso mezzo per porre in stato d'accusa chi è più potente o più in vista di noi, da quando è nata la stampa: in fondo Rampoldi si appella a quell'ideale greco di parresia in cui si vorrebbe il critico a volto scoperto, stoico, deciso a sopportare tutte le conseguenze delle sue parole. Poco importa, anche, che forse sarebbe bastato un clic del mouse per scoprire di più su di me.

Nel caso di specie, ripeto, Rampoldi ha perfettamente ragione: io ho ecceduto, e la questione tra lui e Cremonesi, se di questione ancora si tratta, andrebbe portata davanti all'Ordine dei Giornalisti. In ossequio alla libertà della Rete vorrei poter aggiungere che la mia opinione a mente lucida è che la querelle tra Lorenzo e Guido possa essersi sviluppata da un malinteso, e che come malinteso penso andrebbe trattata da entrambe le parti in causa. Ma ognuno è fatto a modo suo.

Gli articoli incriminati di Guido Rampoldi sono questo e questo.

Quello del 15 gennaio inizia così:

GAZA - Il cielo appartiene a Israele, ma in città comanda tuttora Hamas. I suoi capi, i suoi guerrieri, escono dopo le nove di sera, quando scatta il coprifuoco.
Prosegue con:
[...] A Rafah ha perso il municipio e le stazioni di polizia, spianati dalle bombe israeliane, ma non il suo potere di controllo. Non riesce a garantire la pulizia delle strade, peraltro sporche anche prima della guerra. Ma se chiami il 100, l' equivalente del nostro 113, accorrono.

Quello del 16 gennaio:

GAZA - Nella città di Gaza come a Rafah, i carri armati israeliani avanzano nello stesso modo: sparano sulle case, in apparenza per evitare il rischio di lasciarsi alle spalle potenziali nemici.
Poi si prosegue parlando di Rafah, salvo un accenno a altri reduci dello scontro nell' ospedale di Gaza.

Ora, è piuttosto semplice con il senno di poi ricondurre entrambi gli articoli alla città di Rafah. Lo è meno per un inviato speciale che sta seguendo da vicino il conflitto, e che ha bisogno di informazioni per sapere se qualcuno dei suoi colleghi abbia ottenuto il permesso di entrare a Gaza City. Cremonesi in quelle ore era obbligato a ricostruire: un pezzo può raccontare di Rafah perché il corrispondente ci ha soggiornato negli ultimi giorni, ma essere composto, riveduto o inviato da Gaza City. D'altronde last things first, e allora scriverò un pezzo tutto su Rafah perché ci sono appena stato, ma esordirò proclamando indirettamente il mio ingresso a Gaza, con una frase succinta.

Capisco che all'autore dell'articolo tutto questo possa apparire bislacco, ma quella che precede mi sembra una summa dell'accaduto tutt'ora buona a spiegare come siano andate le cose. Se questa vicenda avrà contribuito a far cambiare idea sulle imprecisioni giornalistiche non dico a tutti i redattori-capo d'Italia, ma ad un solo correttore di bozze, probabilmente ne sarà valsa la pena.

PS: ho modificato il commento a questo post. Mi riservo di modificarlo ulteriormente in futuro per alleggerirne le opinioni espresse, ma per adesso mi sembrava doveroso dare a tutti la corretta informazione di ciò che è successo (anche per non far sembrare pazzo Guido Rampoldi, che avrebbe visto un post laddove non ci sarebbe più stato). Francesco, fammi sapere se credi lo debba modificare in altro modo, o se preferisci che lo elimini. Grazie.

15 years ago @ Francesco Costa - Incredibile · 1 reply · +1 points

Che poi, mi vien da pensare, non è che W. si è montato la testa e pensa di seguire le orme di Blair? Perché di certo il suo spessore politico e il suo curriculum nell'area non potranno permettergli le conferenze milionarie di Tony e Blair; e già l'Africa e il Medio Oriente se li rimbalzano peggio che se fosse palla avvelenata, figurarsi cosa se ne farebbero delle locuzioni avverbiali impazzite di Walter.
Chissà se andrà a stendere i rwandesi con il suo bel 'ma anche'.